Tavagnasco (TO) – Cenni storici
Il Comune di Tavagnasco (270 m) sorge nel territorio della Città Metropolitana di Torino, alla destra orografica della Dora Baltea, una dozzina di chilometri a nord della città di Ivrea (TO); il suo territorio (8,68 km2) si sviluppa dai 256 m del fondo valle ai 1955 m della cima del monte Gregorio. Al 31 dicembre 2021 conta 747 abitanti; una popolazione che è rimasta sostanzialmente invariata dal punto di vista numerico nel corso degli ultimi tre secoli.
L’abitato vanta probabili origini preromane come testimoniano varie incisioni rupestri e due sepolture conservate, scavate nella roccia della rupe di Bardanzone su una cengia a strapiombo sulla valle un tempo detta “di Montalto”. Il toponimo Tavagnascum è citato la prima volta in un documento del 1225, anche se il Benedetto ipotizza l’esistenza del Comune già nel x secolo analizzando i 35 capitoli dei primi Statuta Tavagnaschii approvati il 25 febbraio 1291. Perfezionati il 21 giugno 1383 con l’aggiunta di 11 capitoli, ancora rivisti con 17 nuovi capitoli il 3 maggio 1404; infine pubblicati e approvati dal notaio ducale Giacomo Vola di Brosso (TO) e dal notaio imperiale Pietro Borelli di Cavaglià (BI), il 25 ottobre 1474.
Dal punto di vista religioso Tavagnasco fu dipendente per secoli dall’antica pieve di San Lorenzo sita nel castello di Settimo Vittone (TO). Solo nel 1404 il vescovo di Ivrea concede alla Comunità l’erezione a parrocchia sotto il titolo di Santa Margherita.
Ma il Quattrocento segna probabilmente anche l’inizio dell’attività mineraria, dapprima in forma pionieristica, poi in modo via via più strutturato fino a disporre nel xviii secolo di un altoforno. Dopo una fase intensiva nell’Ottocento e il progressivo decadimento estrattivo nella prima metà del Novecento, negli ultimi decenni le antiche miniere sono state oggetto di importanti studi mineralogici i cui risultati hanno portato alla scoperta di due nuovi minerali mai documentati al mondo prima d’ora: nel 2015 la Tavagnascoite e nel 2016 la Ciriottiite.
Tra gli edifici più significativi – oltre la chiesa parrocchiale – occorre ricordare:
- chiesa di S. Maria Maddalena “ai Piani” (1337 m)
- chiesa dell’Annunziata
- chiesa dei Ss. Bernardo e Barnaba “in Luvia”
- chiesa di S. Maria di Piazzo e dei Ss. Pietro e Germano
Merita più di un semplice cenno l’edificio religioso più antico dell’abitato conservato: la chiesa della Confraternita del SS. Nome di Gesù.
Il 19 aprile 1540, con atto rogato dal notaio Giorgio Piasotto, veniva costituita la Confraternita dei disciplinati, sotto il titolo della Madonna degli Angeli e del SS. Nome di Gesù. Nell’anno 1600 risulta acquistato il terreno sul quale viene edificata la chiesa nei decenni successivi. Nel 1642 l’edificio è terminato; il magnifico altare barocco con ordine abbinato di «colonne retorte», modellato sullo stile del famoso baldacchino berniniano di S. Pietro (1624-33), e la tela raffigurante la Circoncisione del Salvatore, sono insigne dono del confratello Giorgio Francesio, che nel suo testamento del 30 agosto 1654 legherà ancora ulteriori nuove risorse alla chiesa.
Con decreto del 9 luglio 1409, mons. Bonifacio dei conti di San Martino della Torre vescovo di Ivrea, concede alla Comunità l’erezione a parrocchia sotto il titolo di Santa Margherita Vergine e Martire.
La nascita della nuova parrocchia suscitò l’immediata opposizione sia del pievano Vincenzo Ubertino, sia dei Signori di Settimo Vittone; ne nacque così una lunga e aspra diatriba tra le parti, sanata solo il 19 marzo 1444 con una sentenza definitiva di mons. Giovanni conte di San Martino di Parella vescovo di Ivrea, che confermava l’erezione della parrocchia di Tavagnasco. Sentenza in seguito approvata dalla ratifica apostolica avvenuta a Losanna il 5 novembre 1448 dall’Antipapa Felice v.
L’angusto edificio quattrocentesco, già ampliato nel 1649, a metà del xviii secolo risulta insufficiente alle esigenze della popolazione. Grazie allo stimolo e alla costanza del curato don Giovanni Martino Balla, in linea con il lungimirante pensiero di rinnovamento del vescovo Michele Vittorio dei conti di Villa Stellone, si dà inizio all’ambizioso progetto per la nuova chiesa.
Si affida all’architetto Moraris di Torino l’incarico di ricopiare il progetto della chiesa di Corio (TO) e all’ingegnere Giovanni Pietro Marazio di San Germano Vercellese (VC) – utilizzando la documentazione raccolta dal Moraris – di tracciare la pianta, gli alzati e la facciata della nuova chiesa, riducendone nel contempo le dimensioni in considerazione del numero inferiore degli abitanti. Il 4 marzo 1761 il sindaco Giacomo Franchino, i consiglieri Giovanni Pietro Girodo e Antonio Franchino, i procuratori Giovanni Franchino e Tadeo Joannes, deliberano la costruzione della chiesa col relativo Ordinato. Il 2 giugno 1762 «al suono di tutte le quattro campane fu benedetta la prima pietra della fondamenta». Tutte le fasi costruttive sono ampiamente descritte nella Istoria della nuova Chiesa Parrocchiale, una minuziosa cronaca redatta a partire dal 1761 dal curato don Balla con la solita acuta e documentata precisione.
La scelta del costruttore ricade sul capomastro Carlo Antonio Romanzini di Arogno (Cantone Ticino), personaggio di grande esperienza e dotato di ottimo gusto artistico, lungamente attivo in Canavese su cantieri di un certo rilievo sin dall’inizio degli anni Quaranta. Alla sua guida un affidabile gruppo di artigiani composto da due mastri, uno scarpellino, un garzone, l’intera popolazione di Tavagnasco sotto l’instancabile supervisione di don Balla.
A fine 1769, terminata l’erezione della volta con ben 86.583 mattoni, la struttura dell’edificio è sostanzialmente terminata; la parte pittorica viene affidata – quasi certamente su consiglio del Romanzini – all’estro di Giovanni Battista Innocenzo Colomba originario di Arogno (Cantone Ticino).
Il Colomba a Tavagnasco oltre alla grande Pala d’altare raffigurante la Santa patrona, affresca: gli episodi del martirio della Santa Margherita, le stazioni della Via Crucis, i quattro altari laterali, realizza le eleganti cornici a stucco e dipinge i due quadri ai lati del coro. Sono sue anche alcune curiose raffigurazioni di musici, suonatori di: viola, flauto traversiere, oboè, corni di caccia, con cantanti e spettatori, intenti nell’affacciarsi da finti coretti, ritratti in eleganti abiti settecenteschi; non escludendo di poter riconoscere tra gli astanti anche la figura del capomastro, del committente o dello stesso pittore.
Lo sforzo per realizzare il grande edificio, certamente sovradimensionato rispetto alla popolazione, era stato enorme. Da una serie di Ordinati comunali redatti tra il 13 agosto 1761 e il 15 giugno 1771 apprendiamo che il Comune versò 10.960 lire, che se sommati ai fondi stanziati dalla parrocchia si giunge alla somma di 17.960 lire. Quel che più colpisce è lo sforzo corale della popolazione nel fornire materiali, servizi, mano d’opera, scavo e trasporti di pietre e legnami dalla montagna.
Il 30 maggio 1785 mons. Giuseppe Ottavio Pochettini conte di Serravalle, in occasione della Visita pastorale, consacra la chiesa. Oltre all’organo risultano ancora mancanti: il battistero, gli stalli del coro e gli armadi della sacrestia.
Per approfondire l’argomento:
Adriano Giacometto ▪ Andrea Luigi Serassi e l’organo (1787) della chiesa di Santa Margherita a Tavagnasco – Profilo di uno dei maggiori organari europei del Settecento, tra scoperte, rinvenimenti e nuove acquisizioni, Guastalla, Associazione culturale «Giuseppe Serassi», 2023, (Collana d’arte organaria, LXXX), pp. 374.