L'organo della Chiesa di Santa Maria Assunta a Montanaro (To)

di Adriano Giacometto


Il primo giugno 1807 i fratelli GIOVANNI e GIACINTO BRUNA firmano, con i rappresentanti della fabbriceria montanarese, la Capitolazione per la costruzione del nuovo organo da collocarsi nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta e S. Nicolao.
Il piano fonico allestito dagli organari per il nuovo organo è allineato con le maggiori realizzazioni dell'epoca: due tastiere di 54 tasti in ottava distesa, il Ripieno di 16 piedi, un'ampia tavolozza di registri da concerto, coronato da una monumentale facciata di 12 piedi.
La fabbriceria montanarese nomina don Domenico Passera e don Filiberto Petitti, tesorieri per la costruzione dell'organo; il loro sarà un lavoro di enorme portata, dall'acquisto di tutti i materiali ai contatti con i vari artigiani (minusieri, scultori, fabbri, muratori, negozianti di ogni genere, falegnami) a loro dobbiamo il costante paziente lavoro di collegamento tra committenza e organari, e il necessario ruolo di "filtro" tra le continue proposte del BRUNA riguardanti nuovi ampliamenti e i desideri della fabbriceria.

I Bruna, come nelle loro realizzazioni più ragguardevoli, nella primavera del 1808 trasferiscono a Montanaro l'intero laboratorio, iniziano così i lavori destinati a protrarsi fino ai primi mesi del 1810. Parallelamente procedono i lavori di costruzione della monumentale cassa lignea realizzata dai minusieri Stefano Gabogna e Giovanni Galetta e dall'intagliatore Giacomo Costa su disegno dello scultore Pietro Antonio Serpentiere.
L'organo subirà in corso d'opera, come nella miglior tradizione BRUNA, numerose modifiche
e ampliamenti, talora lievi, talvolta sostanziosi; l'aggiunta - ai due previsti - di altri due Putti con tromba sonante, nuovi registri come la Voce umana di 16', l'Ottava seconda, il Bordone, il Serpano tanto da dover persino procedere all'allargamento della cassa fino ad arrivare a collocare tra cassa e cantoria ben 15 Putti con tromba sonante!
Il risultato finale sarà uno strumento, che secondo la ricostruzione più attendibile, contava 61 registri (di cui 14 ad ancia), un Ripieno al Grand'Organo e all'Eco rispettivamente di 22 e 10 file, un totale di oltre 2700 canne. Era il più grande strumento mai costruito dai BRUNA.
Parallelamente ai lavori di costruzione dell'organo i BRUNA collocano, nel 1809, un piccolo strumento di 8 registri nella adiacente chiesa di S. Marta.

Lo strumento della parrocchiale viene completamente ricostruito da GIACOMO VEGEZZI-BOSSI
nel 1872 conservando l'intero complesso cassa-cantoria; l'organaro torinese, pur riutilizzando totalmente il materiale fonico antico debitamente reintonato, ne semplifica abbondantemente la struttura eliminando buona parte delle fantasie e delle complicazioni realizzate dai BRUNA.
Spariscono così non solo alcune file di Cornetto, di Ripieno e la Sesquialtera, ma anche registri come il Bordone, l'Ottava seconda e i famosi Putti con tromba sonante. Da parte sua, il Bossi, oltre alla ricostruzione dei somieri e delle meccaniche introduce il solo registro di Voce Flebile all'Organo Eco.
Nel 1896 l'organaro GIUSEPPE LINGUA di Torino opera un consistente intervento sulla struttura dello strumento: l'inversione delle tastiere, la sostituzione della pedaliera, lo spostamento dell'Organo Eco con l'aggiunta del registro di Violino forte e la ridisposizione dei somieri di basseria.

Dopo un secolo di ininterrotto funzionamento, nel 1996, grazie alla sensibilità artistica di don Giuseppe Manavello, lo strumento viene sottoposto ad una accurata opera di restauro a cura della Bottega Organara DELL'ORTO & LANZINI di Dormelletto (No), parallelamente si è proceduto al recupero del monumentale complesso cassa-cantoria ad opera della ditta Bulgarelli di Torino.

Nel corso del delicato intervento di restauro, in considerazione dell'unicità dell'opera per volere della Soprintendenza, è stato reintrodotto il registro dei Putti con tromba sonante (Re3/Mi4, nella tessitura di 16 piedi), pur non rispettando àmbito e intonazione tipiche del Bruna per meglio armonizzarsi con la fonica e la struttura attuale dello strumento.

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